La mia
lista di
desideri di bambina non è mai stata molto lunga. Ho sempre avuto tutto,
cioè, non proprio tutto, ma
avevo le
cose più importanti. Senza scadere in un patetico, inverosimile e
sdolcinato elenco,
per me le cose
importanti equivalevano a una famiglia felice, con
una mamma geniale,
un papà d’altri tempi e
tre sorelle bellissime. E’ pur vero che alle medie
desideravo tantissimo le Nike All Court bianche
con il baffo azzurro o le
felpe
della Naj Oleari che avevano tutte le mie compagne di classe. Ma le avrei avute
a Natale. E mi bastava, era un gran regalo
.
Ero una bambina felice circondata da amore, qualcosa che nessuna ricchezza può
comprare.
La mia lista dei desideri di bambina felice circondata da
amore e non molto lunga ha sempre incluso
due cose che avrei voluto una volta diventata grande. Una cassetta degli attrezzi tutta per me. E un forno a legna per
preparare deliziose pizze. Sono sempre stata un maschiaccio, in effetti.
Non amavo particolarmente le bambole, i vestitini rosa o giocare a “negozio”.
Anzi, ero piuttosto “truculenta”,
inseguivo le lucertole, mi arrampicavo sugli alberi per rubare i fichi al
vicino, mi scapicollavo in bicicletta per il giardino e chiudevo le mie sorelle in garage o in cantina per sentirle
frignare e poi coccolarmele.
Ma c’erano due cose
in grado di placare la mia furia scatenata. Guardare la cassetta degli attrezzi del mio papà e il modo divino in cui li
maneggiava, riparando qualsiasi cosa, e osservare mio zio Maci, nella sua villa al lago, mentre infornava pizze
nel forno a legna. Essendo la prima di quattro figlie femmine mi sono
sempre un po’ sentita il maschio di casa.
Non a caso, il mio idolo era Lady Oscar.
Mica Candy Candy o Georgie. Roba da
ragazzine piagnucolose. E sono cresciuta assorbendo insegnamenti paterni e
zieschi in fatto di riparazioni domestiche e farcie per pizze divine.
Quando mi sono
sposata, non mi sono affatto
rassegnata ad assumere il ruolo della moglie perfetta, anzi. Secondo i
dettami del comune pensare, la moglie
perfetta è colei che cura la dimora nuziale come fosse un gioiello prezioso.
Si sveglia all’alba per fare i mestieri, lava, stira, passa lo straccio, dà la cera al parquet, bagna le piante,
prepara la colazione al marito, lo bacia prima di andare in ufficio e torna in
tempo per preparagli la cena. Niente di tutto ciò. In un’altra vita ero
sicuramente un Hooligan, un perfetto
Hooligan. La nostra casa odora di fiori
un po’ andatelli. Sotto il letto ci sono gatti di polvere. Sopra il letto, quello
degli ospiti, un intero armadio di
vestiti stropicciati. In cucina, macchie di sugo sulle pareti,
incrostazioni sul piano cottura e, talvolta, un calzino o un paio di mutande. Per non vomitare sui tasti, evito
di descrivere il frigorifero. Un totale
disastro. L’unica cosa che mi salva dal completo fallimento è il fatto di saper cucinare. Anche se più che
cucinare secondo la tradizione, invento e sperimento. Però, in tutto questo, sono un perfetto
uomo di casa.
Un paio di anni fa, per Natale, mio papà mi ha regalato la tanto agognata cassetta degli attrezzi.
Gli occhi mi brillavano molto di più di quando sono riuscita a comprare un paio
di Manolo Blahnik originali a soli
150 euro. Un sogno che si realizza. Chiavi
inglesi, brugole, cacciaviti, chiodi, martello, avvitatore e pinze. E poi,
lui, il re degli attrezzi, il trapano.
Il perfetto uomo di
casa è colui che si districa con disinvoltura tra le faccende domestiche “da maschio” tipo cambiare la lampadina quando si è bruciata, siliconare la vasca da
bagno o il cesso quando perdono, cercare di capire come mai Sky, la rete Wifi o
il Pc si sono impallati, martellare chiodi alle pareti per appendere un quadro
o trapanare il muro per posizionare un nuovo attaccapanni. Niente di tutto
ciò. Il mio uomo di casa, mio marito, non fa niente di tutto ciò. E quando fa
casino con i telecomandi e sul suo bel plasma vede tutto nero con una frase
intermittente “assenza di segnale”,
mi chiama, con voce lamentosa, perché c’è la Juve e non riesce a sistemare il
canale. Un disastro. Alle faccende
domestiche “da maschio”, ci penso io. A quelle da femmina, Susy Capezzolo.
Quest’estate, in montagna, userò per la prima volta il mio nuovissimo forno a legna. L’ho
finalmente avuto e sono elettrizzata. Non
manca nulla. Ho la mia cassetta
degli attrezzi. Ho il mio forno a
legna con tanto di barbecue. Yum. Le felpe
della Naj Oleari sono introvabili, se non in qualche vecchio garage o in
qualche negozio vintage. Ma le Nike All
Court con il baffo azzurro ce le ho. Le ho ricomprate appena le hanno fatte
di nuovo. E sono ancora circondata di
amore.