8 dicembre 2006. La
gnocca sciolta.
E’ il giorno del nostro
matrimonio. La giornata non è delle migliori, piove e c’è nebbia, il lago
non si distingue. Sposa bagnata sposa
fortunata, visto che amo tanto i detti. Il mio vestito, in ottoman di seta bianca, lungo fino ai
piedi, come da tradizione, è intriso di fango, per l’emozione non sono riuscita ad evitare una pozzanghera. E meno
male che non ho lo strascico, troppo romantico. Usciamo sul sagrato, dopo la
sacra unione, mano nella mano. C’è il
sole. Il lago adesso è una meraviglia, il Garda, in pieno inverno, ha un fascino
irresistibile.
E’ ora di festeggiare, lo
scapolo d’oro delle valli trentine si è finalmente sposato. C’è incredulità
nell’aria, qualcuno mi guarda per capire da che pianeta io provenga, qualcuno
si guarda in giro in cerca di un’astronave parcheggiata in qualche angolo. C’è
anche il nonno Bertaggia, fiero che
il nipote prodigo abbia sposato una come me, la ragazza semplice delle valli rhodensi. Lui, il nonno Bertaggia,
è un vero e proprio mito tra gli amici di sempre. Classe 1909, appuntato dei carabinieri, vedovo dal 1998 con una
propensione a godersi la vita e ad apprezzare il gentil sesso. Intrattiene
gli invitati, brinda agli sposi, sorride. Poi qualcuno gli chiede: “Allora Bertaggia,
si sta divertendo? E’ contento che finalmente suo nipote si sia sistemato?” “Si,
sono molto contento e mi sto divertendo, solo che C’E’ POCA GNOCCA SCIOLTA”. Cin Cin.
Qualche anno prima.
Esco con Michele da un paio d’anni ma ho conosciuto la sua
famiglia solo da pochi mesi. E’ estate e siamo invitati a un matrimonio.
Sono seduta accanto al nonno Bertaggia,
il meglio che mi potesse capitare. E’
spassoso, acuto, ha storie interessanti da raccontare e ascoltarlo è un vero
onore oltre che un piacere. E lui si bea, sta conversando con una ragazza
giovane e, per l’occasione, pure elegante. E’
un vero gentiluomo, uno di quelli da baciamano. Il tono si fa più
confidenziale, mi si avvicina, abbassa la voce, mi guarda intensamente negli
occhi e mi dice: “BATTI IL FERRO FINCHE’
E’ CALDO. MIO NIPOTE E’ UN OTTIMO PARTITO, NON LASCIARTELO SCAPPARE”. Cin
Cin.
Primavera 2007.
C’è il funerale di un giovane parente a Milano. Il nonno Bertaggia vuole esserci ad ogni
costo. E’ caparbio, non ascolta nessuno, si fa accompagnare a Rovereto e
prende il treno. Un cambio a Verona per
la stazione Centrale di Milano. Michele lo aspetterà al binario per
portarlo a Sesto San Giovanni. Siamo
tutti un po’ preoccupati, è in gamba ma ha 98 anni, magari non riesce a
cambiare il treno, magari si addormenta. Speriamo bene.
Michele si presenta al binario all’ora prestabilita. Del nonno nessuna traccia. Panico. Non
ha un cellulare, non si sa dove sia finito, non si trova. Siamo tutti in allerta e piantoniamo i possibili punti di riferimento
dove, in caso di smarrimento, si sarebbe potuto recare. Poi arriva una
telefonata. Il nonno ha preso la
metropolitana fino a Sesto, cambiando in Loreto dalla verde alla rossa, poi ha
fatto l’autostop, lo hanno caricato due marocchini a cui ha dato l’indirizzo.
E’ arrivato sano e salvo a destinazione.
Chapeau.
Inverno 2008.
Il nonno Bertaggia di
anni ne ha 99, i prossimi sono 100. Tondi tondi. Fa freddo in valle di
Ledro, l’inverno è di quelli tosti. Una
brutta bronchite evolve in polmonite che a quasi 100 anni fa temere il
peggio. Ricovero in ospedale, ossigeno, assistenza. Ma il nonno Bertaggia ha la
scorza dura. In venti giorni si riprende e torna più arzillo di prima. Andiamo
a trovarlo a casa. Cerca di esorcizzare mi guarda e mi dice: “Alessandra,
sto facendo le prove per la bara, secondo te sono più carino con le braccia
distese oppure incrociate al petto”? Io amo quest’uomo.
1 Agosto 2009.
I 100 anni sono
arrivati. E’ grande festa in Valle di Ledro. Tutto il paese è in piazza a festeggiare il nonno Bertaggia. C’è un
grande tendone in piazza allestito per l’occasione. Ci sono i carabinieri a rendere omaggio al centenario. Arriva anche
una lettera di auguri dal Ministro della Difesa. C’è la figlia, i nipoti i bis nipoti, i cugini. Tutti per lui, per
il giorno tanto atteso. E lui non si risparmia. A fine serata confessa di avere paura di non svegliarsi la mattina dopo
per le fatiche della festa e le emozioni. Si sveglia. Eccome se si sveglia.
Natale 2010.
Dallo scorso anno il
giorno di Natale per le famiglie Maggioni e Toniatti è da festeggiare tutti
insieme. Siamo veramente tanti, una trentina. Ognuno prepara qualcosa, abbiamo un tavolo gigante, tanti piatti e tante
sedie. Un pranzo pantagruelico, mille regali, tanta gioia. Manca solo il nonno Bertaggia. Ha 101 anni, è in forma, ma ha un po’ di
influenza e non se la sente di venire. Gli lasciamo un telefono con il
numero da chiamare in memoria in caso di bisogno. Deve solo pigiare un tasto.
Purtroppo la telefonata arriva, il nonno Bertaggia non riesce a respirare,
corsa in ospedale, tanto spavento e una diagnosi: embolia polmonare. Sta bene ed è fuori pericolo. Deve solo
passare un periodo di degenza in una casa di cura. Andiamo a trovarlo. E’ già il leader di Villa Regina.
Passa un' infermiera di colore, lui le strizza l’occhio le dà una pacca amichevole
sul sedere chiamandola “biondina”. Poi ci congeda, deve andare a giocare a
tombola con le sue nuove amiche. Mi guarda e mi dice: “SAI ALESSANDRA, MI TOCCA
GIOCARE CON TALI CARAMPANE! AVRANNO ALMENO SESSANTA -SETTANT’ANNI”. Sono
sempre più innamorata di lui.
11 dicembre 2012.
Angelo Bertaggia. Un
angelo speciale è volato in cielo. Ha scelto il momento giusto per accompagnare
un altro piccolissimo angioletto. Non se la sentiva di lasciarlo solo.
Grazie nonno Bertaggia. Grazie. Il tuo
sorriso e il tuo spirito ti renderanno per sempre immortale.