Avere un marito gobbo
bianconero, sei tu sei da sempre milanista rossonera da curva, non è proprio un bell’affare. Lo sfottò rubentino è fastidioso allo
stato puro. L’interista è più
tollerabile, dopo anni di frustrazione è
arrivato il triplete di impronta mourinhana che ha salvato l’altra parte di
San Siro dal giorno del giudizio. L’interista
merita il purgatorio. Il gobbo rubentino la serie B.
Detto questo, il
limite di tollerabilità è stato raggiunto dopo che un signorino che di nome
fa Lionel Messi, ha dato il via alla
remuntada nello stadio del Camp Nou.
Quattro pappine e la Champions vola
via. Adios. Con buona pace dei
dietrologi che volevano il 2-0 di San Siro come una trovata Berlusconiana pre-elettorale
ma che hanno visto le loro teorie infrangersi
sul palo di Niang. Che dolore. Il fenomeno Barça passa il turno. Il Milan
torna a casa. E i rubentini fanno
partire i caroselli che neanche dopo il gol di Fabio Grosso ai mondiali del
2006. Disgusto vero.
Senza stare a disquisire
di calcio non avendo una competenza più che appropriata, anche se, per essere una femmina, ne capisco alla
grande, avere un marito gobbo bianconero
ha anche dei vantaggi. Ti permette di girare
il mondo e di gufare da vicino.
La Juve finisce al
sorteggio con il Bayern. Si parte per Monaco. Di Baviera. Ollallà. Il
giorno dopo Pasquetta con zero gradi e un consistente numero di gufi nel bagagliaio. Evviva. La città bavarese
pare essere bellissima. Una piccola
Berlino ma meno bombardata e senza muri. Ho già l’acquolina. Scelgo un bell’albergo
in centro, bello davvero. Dopo l’esperienza turca non voglio dentiere
attaccate all’orecchio e pentole di fagioli sul fornello. Il gruppo vacanze si
avvia, siamo in 5, tre gobbi, una
milanista e una tiepida interista.
I ragazzi sono tesi.
Ci si affoga nella birra e ci si
strafoga con il crauto bello
aggressivo il wurstel ammiccante e
lo stinco di maiale geneticamente
modificato. Siamo finiti nel covo. E’ una sinfonia di cori, una lotta impari tra la moltitudine
rubentina e i pochi crucchi pro Bayern. Per sedare gli animi arriva la
cameriera, una cinquantenne magra e sciupata tutta grintosetta che nel suo
abito tipico picchia il pugno su una tavolata urlando con voce gutturale e
inquietante: “Bunga Bunga”! Scompaio
sotto il tavolo.
La “Vecchia Signora” sta
per scendere in campo. Ci siamo. Il trio
rubentino parte alla volta dello stadio con tanto di pashmina bianconera – la sciarpa è troppo cheap – e cappellino. Hanno
trovato i biglietti in piccionaia ma l’importante
è esserci. La tiepida interista e io facciamo le turiste per la città. Zero
gradi. Ma Marienplatz è bellissima.
Vuoi mettere?
I gufi intorpiditi
nel bagagliaio iniziano ad agitarsi. E’ ora di liberarli. Dopo neppure trenta secondi la “Signora” è
sotto. Oh cacchio. Inizio a preoccuparmi per le conseguenze. Porco cane. Ma
in fondo è giusto. Hanno sfottuto allo sfinimento quando Messi ha
segnato il primo gol. E’ giusto. Il
Bayern segna ancora. Oh Oh. Due a zero e triplo fischio. Si va a cena.
E’ proprio la cena il
pezzo forte della trasferta. Scelgo con cura il ristorante, una taverna bavarese tipica con cucina locale.
Le reviews di Trip Advisor sono ottime. Perfetto. Il menù è in inglese, no
problem, it’s ok. Ci arrivano i piatti tipici, mappazzoni veri, come direbbe il buon Bruno Barbieri. Chef stellato, mica pizza e fichi. La zuppa di
cipolle bavarese contiene un disgustoso
canederlo di liver, fegato. La crema di patate è un miscuglio terrificante di wurstel rinsecchiti. Il bollito è uno
stracotto freddo con un’improbabile vinaigrette al prezzemolo. Ma il piatto campione è quello che ordina
la tiepida interista su suggerimento di noialtri commensali. “Home made pork with potatoes”. “Che vuoi
che sia? Stinco, vai tranquilla.” Le arriva un aspic di maiale gelato. Lo guarda disperata. Rimane intatto. Si va a Bretzel e Kartoffeln. Danke. E’
la punizione per il triplete. E’ la punizione per essere rubentini. E’ la punizione per quel palo di Niang. Ma la
“Signora” può ancora farcela. I gufi
sono carichi.
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