Nell’immaginazione collettiva, andare a cenare in un agriturismo della Sardegna, significa sfondarsi
di cibo tipico, dagli antipasti a nastro alla seadas, il raviolo al
formaggio condito con il miele, a fine pasto. Ecco, durante la mia mesata ad
Alghero, dove, per inciso, ho raccolto informazioni, parlato con persone,
osservato usi e costumi, annusato mirto e liquirizia, dicevo, durante la mia
mesata sarda, una sera mi è girato di
andare in agriturismo.
Il proprietario della casa che ho affittato, mi aveva
caldamente sconsigliato, dopo aver messo piede da solo un’ora in terra sarda,
di cenare in agriturismo. Da algherese
Doc mi ha dato le dritte giuste per cenare divinamente nella splendida perla
del nord ovest. E per evitare divinamente gli agriturismi.
Ma un giorno, con la
mia amica Barbara Ceni che mi ha raggiunta per un week end lungo, ci siamo
guardate negli occhi e, senza parlare, ci siamo capite. Agriturismo sia. A pranzo abbiamo digiunato. Per preparare lo
stomaco all’evento. Al tramonto ci siamo contenute. La solita birrettina Ichnusa in spiaggia ma senza guttiau o pecorino.
Abbiamo solo ceduto, più Barbara che io e più per complimento che per fame,
alle profferte, mangerecce s’intende, delle terribili twins, ossia mia mamma e
mia zia, su cui potrei riempire il blog fino all’esaurimento.
Dopo aver ingurgitato frettolosamente surimi spappolato
condito da altra Ichnusa per mandarlo giù e dopo esserci fate una doccia
rigenerante, Barbara Ceni e io abbiamo
iniziato a smanettare su Trip Advisor, fedelissimo fino allo scivolone di Istanbul,
in cerca dell’agriturismo perfetto:
non troppo lontano, non troppo caro, non troppo abbondante, non troppo. Eccolo
lì, ammiccante, Agriturismo Isidoro, cucina tipica Sarda. E’ lui.
Ci imbellettiamo, anche
se abbiamo la cofana in testa per i capelli fonati in fretta e sciupati dalla
salsedine, e usciamo piene di aspettativa alla volta di Isidoro. L’impatto
non è male, vialetto di oleandri, un bel giardino tutt’intorno, poca gente.
Troppo poca. Ma è fine giugno, ci sta. Varchiamo la soglia e ci accoglie un
uomo, sulla sessantina, che ci fa accomodare. L’impressione è un po’ quella della mezza pensione all’alberghetto due
stelle. Ma siamo ottimiste.
Sorridente, l’uomo sulla sessantina ci si avvicina e ci
domanda che cosa vogliamo mangiare. Chiediamo
lumi e ci illustra i due menù, uno completo comprensivo di maialetto, l’altro
turistico con un po’ di roba che ci elenca ma a cui non facciamo caso
concentrate solo sull’idea di non sfondarci troppo. Scegliamo il turistico che, secondo ciò che abbiamo udito, comprende un
primo, una pasta fresca, una grigliata di carne, contorno e non so che altro.
Forse anche gli antipasti. Ah si, anche una bottiglia di acqua e il vino rosso
sfuso della casa.
Arrivano i gnocchetti sardi. Niente antipasti quindi. Un po’ deluse affondiamo la forchetta nel
piatto tipico che ha un condimento a base di pomodoro fresco e basilico. Buono.
Ma basico. Verifichiamo di aver capito
bene, c’è un altro primo? La
risposta ci zittisce. “Assolutamente no, sarei già fallito”. Oh. Mio. Dio.
Adesso arriva la grigliata di carne, ci immaginiamo costine, salamelle, costate
e filetto. E poi c’è il contorno. A chilometro zero. Chissà che prelibatezza. Arrivano tre fettine alla piastra con dei
fagiolini. Lo giuro. Tre fettine di
vitello marinate alla bell’ e meglio con un po’ d’aglio e appena grigliate.
Però i fagiolini sono dell’orto, vuoi mettere? Consumiamo il nostro pasto da
mezza pensione come due vecchiette silenziose con la cofana in testa.
Non arriva altro, è
tutto. Chiediamo di poter avere un caffè e ci offre, di grazia, anche un po’
di mirto della casa. 20 euro a testa e via. Sorridente ci domanda se abbiamo
gradito. Rispondiamo con lo stesso sorriso. In fondo il cibo era buono. Ma forse sarebbe stato meglio mangiare
surimi spappolato e merluzzo alla cipolla con le terribili twins sul nostro
bellissimo terrazzo. Ho preso il biglietto da visita di Isidoro. Lo faccio
sempre. Eppoi qualche lato positivo c’è. L’olio fatto da loro era strepitoso.
Ma, soprattutto, ho avuto materiale per le mie quattro affezionatissime
lettrici. Vi amo.
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