Si si. La promessa è ancora valida. Non è un blog di mamme. Giuringiuretta. Però due parole sul “metodo”
le devo proprio dire. Per aiutare tutte le mie amiche neomamme e future mamme
che se la sentiranno. Di diventare Rottermeier. Perché Rottermeier si diventa.
Che poi sulla signorina Rottermeier si è già detto
abbastanza. Qui c’è un’altra signorina in questione. La signorina Tracy Hogg. Pace all’anima sua e all’eredità che ci ha
lasciato. Grazie di essere esistita.
Dilungarmi sul suo metodo, E.A.S.Y,
significherebbe trasformare il mio blog in un blog di mamme. Quello che invece
voglio raccontare è come sono arrivata ad amare
profondamente Tracy Hogg.
Con Con ha una
tata capoverdiana, Ju Ju. Che più
che una tata sembra una modella perché è davvero bellissima. Che più che un
colloquio ha fatto un casting - con mio marito - prima di diventare la tata
ufficiale di Con Con. Che più che la tata ufficiale di Con Con sembra sua
sorella maggiore, ergo, mia figlia adottiva.
Ju Ju vive con noi da quando Con Con ha 10 giorni. Le ragazze capoverdiane
sono dolcissime, pazienti, educate e discrete. Tengono i bambini in braccio
tutto il giorno, li addormentano dondolandoli in braccio, li fanno dormire nel
lettone e li allattano ogni 5 minuti. Il
mio cuore di Rottermeier,nata Rottermeier manca un colpo. E non perché la tata
è gnocca.
La mia ben nota
ostinazione, i primi mesi della vita di Con Con, era finita chissà dove
insieme al suo cordone ombelicale. Seppellita dagli ormoni, dal poco sonno,
dall’incapacità di capire il pianto continuo e da una drammatica e concomitante
situazione famigliare non sono stata in
grado di applicare le regole rigide che mi ero imposta quando Con Con se ne
stava tranquilla a sguazzare nella mia pancia. Ju Ju mi ha salvata. Però la faceva addormentare in braccio,
guardando Onda latina sul satellite e dondolandola anche per 90 minuti fino a
che non crollava. Ecco. Ju Ju ha 24 anni, un fidanzato e degli amici. Il sabato
e la domenica è libera. E io mi trovavo il sabato sera a dondolare Con Con in
braccio dai 50 ai 90 minuti cantandole We
Are One (Ola Ola) di Pittbull, Jlo e Claudia Leitte. Peccato che la
signorina abbia avuta una curva di
crescita fuori da qualsiasi tabella e che in pochissimo tempo sia arrivata
a pesare come un bovino adulto.
Un sabato sera, il
bovino adulto non ne voleva sapere proprio di dormire. Avrà avuto circa tre
mesi. Mi sono vista da fuori, la regina delle discoteche milanesi, quella che
chiamavano free drink perché entrava
gratis dappertutto e aveva da bere gratis per sé e per tutte le sue amiche,
quella che si metteva le calze a rete sotto la tuta e poi si cambiava al McDonald’s, quella che faceva chiusura dei locali ogni diavolo di notte. Invece
ero lì, con una poppante indiavolata in
braccio, in camera della tata davanti a Onda Latina. Con il gomito del
tennista, il tunnel carpale, e il capolungo del bicipite a pezzi. In quel
preciso momento mi è apparsa Tracy Hogg. Una visione angelica dall’alto dei
cieli. E mi ha indicato la via.
Dal giorno dopo sono partita con il pick up/put down, un metodo che richiede pazienza, nervi saldi, voce calma e, naturalmente, ostinazione.
Dopo qualche giorno il bovino adulto si addormentava allegramente da sola nel
suo lettino e nella sua cameretta. E ci
dormiva per tutta la notte.
Poi c’è stato il
patatrac della bronchiolite. Urla notturne nel silenzio atavico.
Contorcimenti. Il corpicino che neanche una stufa di montagna. E Tracy Hogg a puttane. Poi, appena è
stata meglio, la mia ostinazione ha
preso il sopravvento sulla stanchezza, due prosecchini e via, riapplicare il
metodo. Con delle modifiche dovute all’età quindi senza più piccarla up ma solo puttandola down.
Dopo giorni e giorni da suicidio inizia a funzionare. Alla facciazza di tutti i detrattori. Evviva Tracy. Dall’alto dei cieli.
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