La futura sposa, Emma
Caronni, seppur bendata, non ha vomitato.
Le premesse sono ottime. Anche perché dovrà fare il pieno di cupcakes. Le ragazze arrivano, alla spicciolata. La prima è Anna, detta Nina, che mi
sbalordisce per il suo sguardo verde
smeraldo montato su una faccia bellissima. Ha 24 anni è la più giovane della combriccola. Poi Giulia, che di anni ne ha 26 e ha l’occhio tendente al turchese. Io
sono in ciabatte, ho le gambe cineree e massacrate dalla dermatite, la
ricrescita da colpo di sole che latita e l’ascella che già inizia a cedere per
l’emozione e il gran caldo. E sono la
più anziana, anzi no, stanno arrivando Kikka e Vane, 20 maggio 1974. Entrambe.
Sale l’attesa. Parcheggiano.
Giulia, Nina e io ci precipitiamo sul
balcone
per goderci la pantomima
dell’trionfale ingresso. Ma l’olfatto di Emma non la abbandona. Riconosce l’odore dell’ingresso di casa mia.
Eppure i fiori sono freschi, non capisco. Siamo pronte, via la benda dagli
occhi, per fortuna la sposa, futura, ce li ha scuri, iniziavo a sentirmi persa
in un mare smeraldo tendente al turchese anche se le due anziane Vanessa e
Kikka hanno l’iride azzurro cielo, ma
sono anziane.
La prima tappa nel dettagliato programma
prevede una lauta merenda a base di cupcakes.
Sono tutti lì, deliziosi e anelanti,
sull’alzatina di cartone.
Tranne uno, quello della sposa, futura, che è tutto di cioccolato e si distingue
dagli altri perché ha un nastrino lilla.
Emma ci tuffa la faccia e la sua
espressione cambia.
La serotonina
fa sempre il suo porco lavoro, dopotutto. Inizia
la presentazione delle sorprese. Prima il book. Emma appoggia il suo
cupcake addentato a metà. Ha la punta
del naso sporca di cioccolato. Deliziosa. Sfoglia il libro, viene obbligata
a leggere ad alta voce, tutte vogliono
vedere le lacrime. Niente. A parte lo sfondo color caramello il book non
contiene serotonina.
Bene. Fino ad ora
abbiamo scherzato. Adesso arriva la parte divertente. Prima la maglietta e
poi il velo che le strappano un mezzo sorriso.
Dovrà indossare entrambi, insieme ai palloncini che Nina mi ha aiutato a
gonfiare, legati ai polsi e alla cintura. La prossima tappa è lo shopping ma lei non lo sa. Indovina in un nanosecondo, stiamo
andando da Zara. La presuntuosa e arida Milano
accoglie la sposa, futura, con indifferenza. E lei gradisce, quatta quatta.
Nessuno sembra fare caso ad un gruppo di squilibrate che fanno da cornice ad una cristiana di unmetroeottantatrè con un velo
improbabile, una maglietta emblematica e un paio di shorts in denim con dei
palloncini alla cintola. Il commento più curioso che riceve le arriva da un
signore di mezza età che la guarda stranito e dice: “stai andando a fare la prima
comunione?”. La risposta arriva diretta e puntuale: “no,
la seconda”. Abbiamo le convulsioni dal ridere, lì, in mezzo alla strada. Il
signore era serio.
Da Zara tutto bene.
Dovrà scegliere l’abito che più le piace
con una sola regola, rigorosamente
bianco. Le proponiamo cinque o sei outfit che potrebbero andare bene. Il
commesso metrosexual ci fa entrare in massa in camerino, niente foto però. Siamo tutte d’accordo per un abitino di
pizzo, molto romantico. Poi Vanessa sfodera il colpo di genio e con la coda
dell’occhio azzurro cielo vede una tuta intera, per gli esperti Jumpsuit, bianca virginale, con un
inserto trasparente sul décolleté. E’ la sua.
Torniamo a casa, ci scoliamo un litro d’acqua, ci rilassiamo
un attimo e siamo subito operative per
la vestizione pre cena. Si vede che siamo quasi tutte ex pallavoliste con
anni di allenamento nel prepararsi in tempo record per l’uscita del sabato dopo
la partita. In due minuti esatti siamo
pronte. Nina trucca la sposa, futura. Il risultato è meraviglioso. Si va.
Il ristorante, come promesso, è tutto per noi. Emma è rilassata e a suo agio, mangiamo e beviamo in quantità. Poi l’ultima sorpresa. Il torneo di biliardino con tanto di
tabellone con girone vincenti e perdenti. Scegliamo le squadre in modo del tutto democratico. Il
destino vuole che io capiti con Kikka, l’altra anziana del 20 maggio 1974, con
l’occhio azzurro cielo. Me la ricordo quando giocava. La sua trance agonistica
era pari alla mia. E per puro caso
capitiamo insieme.
Inutile dire chi ha
vinto. Con una galoppata trionfale
risalendo dal girone perdenti, Kikka e
io arriviamo in finale. Le altre si lamentano, non sanno proprio perdere, sono convinte che abbiamo barato. Dicono
che rulliamo, che siamo disoneste, che stordiamo le avversarie con urletti che
neanche la Sharapova in finale al Roland Garros. Giochiamo contro la sposa,
futura, e la sua compagna Iva, acqua cheta che, zitta zitta, ha fatto
rimbombare il rumore del gol fino in Corso Como. Inizia a sudarmi il baffo per la tensione. Abbiamo il tifo contro,
chissà poi perché. Sul punteggio di 8 a 6 per noi Kikka la mette con il portiere. Scoppia l’urlo liberatorio. Campioni del Mondo.
La sposa, futura, è
felice, anche se ha perso. Ci congeda abbracciandoci una per una. La
prossima volta che la vedremo avrà un altro abito, di un colore di un bianco indefinito, non abbiamo capito
esattamente di che nuance. Grazie, Kikka,
Vane, Mony, Nina, Giulia, Lucy, Iva, e anche a tutte coloro che non sono
riuscite ad esserci ma che comunque c’erano. Per la realizzazione del
Bachelorette Party e per essere riuscite, se non a farla commuovere, a far sorridere la sposa. Futura.