Ieri sera a cena, con il decoder sintonizzato su
Roma-Bologna, ho avuto un’illuminazione. Florenzi,
Gervinho, Benatia, Gervinho, Ljajic. Cinqueazero. La Roma mantiene la vetta
e inizia a sognare. Ho una strana sensazione di benessere. Il Milan, il mio
Milan, il giorno prima ha vinto di misura a San Siro con la Sampdoria. Nessuna
emozione a parte il fatto di aver scongiurato gli sfottò di mio marito gobbo,
tornato dal derby di Torino come se avesse vinto alla lotteria. Invece Gervinho che esulta con le treccine
al vento mi ha scatenato un’emozione. Non ormonale. Quella me la provoca
Balzaretti, oppure me la provocava Osvaldo, anche se ha lasciato la capitale. C’è qualcosa che non quadra.
Diciamo pure, non senza orrore, che sono nata juventina. Ma solo perché mio papà tifava la Vecchia
Signora sebbene, dato il suo noto aplomb da vero gentleman, non sia mai stato
volgarmente sfegatato. Le prime vere
emozioni calcistiche, puramente dovute al gioco, s’intende, sono comparse a 7
anni, nel 1982, l’anno del Mondiale di Spagna. E’ stata anche l’occasione
in cui ho urlato a gran voce la mia prima bestemmia, proprio davanti al
gentleman con l’aplomb, per un gol mancato. Probabilmente l’avevo sentita in
qualche piazza con i megaschermo e pensavo fosse una cosa fica.
Con gli anni sono
diventata milanista. Il gentleman era sempre meno appassionato a calcio e
Juventus e io non avevo più un mentore. I miei compagni delle elementari non si
interessavano particolarmente al calcio, almeno, non come i marmocchi di oggi
che addirittura giocano con gli amichetti al fantacalcio. Sono diventata milanista per amore.
Ho avuto 4 fidanzati. Andrea,
Andrea, Michele e Michele. Tra i due Andrea nessun problema, così come tra
i due Michele. Tra il secondo Andrea e
il primo Michele invece, i miei sbagliavano costantemente nome. Porca
paletta. Non è durata neppure un anno.
I due Andrea erano milanisti, il primo Michele interista e l’altro Michele,
come già detto, gobbo. Tra i 19 e i 23
anni quindi sono diventata rossonera da stadio. Pressappoco dal trio
olandese delle meraviglie all’era di George Weah e Dejan Savicevic.
Andavo in curva e sapevo tutti i cori. La tamarraggine della ragazza di Rho esplodeva nella massima
espressione. Ma dentro il mio cuore, come tutti i tamarri che si
rispettino, avevo un amore segreto, così come dentro al mio portafoglio. Una figurina Panini. Di Gabriel Omar
Batistuta, l’unico e il solo. Un amore viscerale che custodivo segretamente
nel mio cuore. Non avevo la foto di Andrea&Andrea. Avevo la figurina di
Gabriel, in maglia viola.
Quando il mio Gabriel è passato alla Roma e io ho subito il
traumatico passaggio dal doppio Andrea al primo dei Michele, mi sono svelata. Forza Roma. Quando l’anno con il primo
Michele è finito perché lo chiamavano Andrea, ho smesso di fare avanti e
indietro tra Milano e Carrara e, negli unici due giorni liberi dagli
allenamenti di pallavolo, ho iniziato a
lavorare in un pub che aveva Telepiù. E la domenica trasmetteva le partite.
Il mio capo mi ha regalato la maglia di
Gabriel, che ho ancora naturalmente, e
in quel periodo mi sono scoperta tifosa allo stato puro. Non di
tamarraggine, di cuore. Anche se Gabriel quando segnava urlava alla telecamera
Irinatiamo. Ma io fingevo e sognavo che il labiale mi ingannasse e che dicesse
Aletiamo. Un po’ come un doppiaggio malriuscito.
Poi Gabriel è andato all’Inter. Una delusione infinita. E
poi in Qatar. E io sono ritornata
milanista ma simpatizzante per la Roma. Ma ieri mi sono resa conto (e giuro,
non perché la Roma è prima in classifica e mi sto parando il culo perché probabilmente
il Milan non andrà neppure in Champions)che il mio cuore è giallorosso. E che la Roma è stata la mia unica scelta,
l’unica squadra che io abbia veramente tifato con cognizione. Anche se per
colpa di Batistuta.
Ebbene. Ho fatto coming out. Da oggi consideratemi romanista. Non soffrirò più per le sconfitte
del Milan. Non darò più peso agli sfottò di gobbi e di interisti. Esulterò se
il Milan continuerà a vincere in coppa soprattutto contro Leo Messi e compagnia
bella. Il Milan è la mia seconda squadra. Ma
il mio cuore urla Forza Roma. E anche Batistuta ti amerò per sempre.
Ovunque tu sia. Amen.
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