Bevendo un caffè con il mio affascinante “capo”, web manager
di Altroconsumo, dopo una riunione impegnativa, si vira su discorsi più leggeri
parlando del popolo di Facebook. In
una sua nota, datata 1 aprile 2012, e intitolata “il Facebook che non sopporti”,
aveva deliziosamente sintetizzato tutte
le odiosità del papà dei social network. Divertente. E illuminante.
Adoro Alessandro, il mio affascinante capo. Non ci vediamo
praticamente mai, a parte un caffè quando capito per caso in ufficio. I nostri
contatti si limitano alla posta elettronica, quando deve commissionarmi un articolo, o a un like su Facebook e
su Instagram, quando c’è una bella foto. E lo adoro perché, a parte essere
affascinante anche se non è esattamente il mio tipo – troppo intellettuale e
radical chic, tipo quelli che si rifiutano di leggere Ken Follett perché,
citazione sua, “è un libro da supermercato” – ha quella magnifica dote del sarcasmo velato senza essere pungente e
mai sopra le righe che fa di lui, nonostante non legga libri di Ken Follett
ma solo di Luther Blissett, (meglio noto come Wu Ming) una persona
intelligente.
Nella sua illuminante nota su Facebook, divide in 5 punti,
in perfetto stile Altroconsumo, tutto
ciò che il popolo di Facebook scrive nei cambiamenti di stato e che gli provoca
orticaria. Copio e incollo, virgolettando come si conviene a una citazione
d’autore.
“Ma ci sono alcuni
interventi su Facebook che non si possono proprio sopportare. Senza offesa per
chi ne fa uso -probabilmente l'avrò fatto anche io - i post che mi procurano un'immediata
orticaria sono i seguenti.
1) Quelli che stanno per
partire per una vacanza e si rivolgono direttamente al luogo di destinazione
annunciandogli il loro imminente arrivo. Possibilmente con un uso ripetuto
della vocale finale e di punti esclamativi. Esempio: "Sardegna, sto arrivandooooo !!!!". "New York: eccomiiiii
!!!!!!!"
2) Quelli che ci
devono comunicare a tutti i costi qualunque normalissimo momento della
giornata, dal caffè alla pausa pipì. Peggio ancora se con ricorso all'inglese: "aperitivo time".
3) Quelli che mettono
"mi piace" ai loro stessi post. Oppure
che si commentano da soli. E spesso, in questo caso, i loro interventi
rimangono tristemente isolati.
4) Salutare tutti,
dare il buongiorno o la buonanotte, è normale su Facebook. Ma per piacere,
basta con questi "Buongiorno
mondo!". Che poi magari hai soltanto 14 amici! Che si sono pure appena
svegliati con le palle girate.
5) Quelli che per
raccontare qualcosa di bello usano l'espressione "non ha prezzo", mutuata da una pubblicità della
Mastercard. Con l'ancor più tremenda variante "priceless".”
Geniale. Ognuno usa i
social come diavolo crede. Dando per scontato il fatto che chiunque possa
riuscire a tracciare un identikit da due dati incrociati. O, meglio, Facebook è proprio una finestra sui fatti
altrui. Da un post, da una foto, da un like, da una condivisione, si riesce
a ricostruire la personalità di un individuo. Facebook è un ottimo mezzo per “stalkerare” persone che si conoscono
poco. Per capire i tratti principali di una persona, da
quelli che postano senza sosta foto dei figli a quelli che condividono
ossessivamente link di cani abbandonati o maltrattati.
Ah, poi ci sono quelli che
ti invitano a Candy Crush Saga. O qualcosa con “Farm”. E i fans del “milanese imbruttito”. Quelli delle invettive politiche. Quelli degli insulti contro ignoti che mandano
messaggi al misterioso interlocutore sperando che capisca con frasi tipo “chihaorecchieperintendereintenda”. Chi
ce l’ha con i meridionali perché parlano a voce troppo alta sul treno, chi
posta solamente i luoghi status symbol per far vedere che è uno che conta, da Courma a Santa, dalla Costa Smeralda al
ristorante di Cracco, dall’ XFactor Arena agli eventi più cool. Che nessuno
si offenda, ovviamente, anche io posto quando vado alla Scala, o quando sono,
anzi, ero, alle Maldive. Non sono mica senza peccato. Impossibile scagliare la
prima pietra. E poi, se volete offendervi, al massimo prendetevela con il mio “capo”. Ecco.
Poi ci sono quelli più moderati, che usano i social per postare canzoni, foto di viaggi, articoli di attualità, dibattiti in corso, frasi
divertenti, pillole di saggezza, aforismi. Ecco per esempio gli aforismi
del mio amico di Facebook @Marco
Cattaneo sono geniali e godibili. Così come le massime di @Elisa Tomasoni. Per citarne due.
Il mio uso dei social, a parte postare quando vado alla
Scala e alle Maldive, è per lo più giocoso.
Scrivo vaccate. Posto foto con le boccacce. Ah, perché poi ci sono quelli che si
mettono in posa per strada, sul tram, o a cavallo di una palma se sono in
qualche isola tropicale, al solo scopo di usare la foto come immagine di
profilo per Facebook. Oltre all’uso giocoso c’è però anche l’uso per cui il social nasce ed esiste, la comunicazione, che nel
mio caso ha a che fare con il mio lavoro.
Un’infinità di volte ho avuto la tentazione di cancellare il profilo. O di bloccare
persone moleste. Perché ce ne sono tante, di persone moleste che fanno commenti
molesti e fuori luogo e che potrebbero
anche, estremizzando, rovinare l’immagine. Il mio affascinante “capo” è pur sempre
mio amico di Facebook!
In coda, solo un
monito, anche se non è mia usanza. Perché in questi giorni ho la vena
riflessiva più che quella ironica. Meno
condivisioni di animali squartati e meno foto di bambini sbattuti in bella
mostra sul web. Please. Un po’ di
buon gusto, in fondo, non guasta mai.
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