Lo so lo so. Il
fattore identificativo nel titolo di questo post sarà altissimo. Il dolce e
melodioso suono della esse e della acca pronunciate insieme è da brivido. La
soddisfazione immediatamente successiva ad una seduta di shopping è sempre,
straordinariamente, infinita. Inutile
negarlo, tutte amano lo shopping. E’ qualcosa di estremamente vitale per l’individuo, un po’ come bere o mangiare. E’
un istinto naturale che non si può
reprimere. E’ salute e benessere. E’
svago, ricreazione, divertimento. E’ primaria necessità.
Lo shopping è
elettrizzante. Giuro, sono riuscita a emettere
isterici gridolini di gioia anche quando, per la prima volta, l’esselunga
on-line mi ha recapitato la spesa direttamente al piano. Ero agitata quel
giorno. La consegna era prevista tra le 10 e le 12 del mattino. Ho dormito
male, mi sono alzata presto, ho fatto colazione, la rassegna stampa, la spunta
delle e-mail e poi mi sono messa in attesa, alla finestra, per scrutare il
traffico milanese in cerca di quel furgone
giallo con il pomodoro.
E poi è comparso. E il mio cuore ha iniziato a
martellare. La mia spesa era arrivata.
Ma per far martellare
il mio cuore ci vuole poco. Ormai, una volta scoperto lo shopping on-line, il suono del citofono con la voce
baritonale del custode che mi annuncia l’arrivo di un pacco, non mi fa
quasi più effetto. Quasi. “Glielo mando
su in ascensore signora”. E io, con malcelata noncuranza “ah, si, grazie”. Il pacco sta per entrare nella sua nuova casa. Lo prendo con mani
tremanti. Lo guardo. E invece di aprirlo subito mi rimetto al computer finendo
quello che stavo facendo e mi gusto l’attesa
ancora per un attimo. Sono maturata. Le prime volte il pacco non riusciva a
varcare la soglia di casa integro.
Esistono diversi tipi
di shopping. C’è quello ragionato,
quando si acquistano solo oggetti utili, tubini neri evergreen o un cappotto
firmato e monocromatico. Così non ci si stanca.
C’è quello compulsivo,
quando si esce di casa senza un intento preciso di acquisto e si rientra in
casa con deliziose shopper bag che
strabordano.
C’è quello low cost
che ti dà la sensazione di “sentirti figa” con poco e di avere fatto “l’affare”.
C’è il window
shopping, quando si guarda una vetrina con il naso appiccicato e l’alone
del respiro desiderando fortemente
qualcosa che poi però non si compra.
C’è lo shopping
on-line che si può fare direttamente da casa con un click o addirittura sul
treno o in sala d’aspetto dal dottore con l’Ipad o l’iphone.
Ma soprattutto c’è lo shopping
sano, un intenso momento di convivialità con le amiche, un reciproco scambio
di opinioni, uno strepitoso esempio di “sorellanza” tra femmine. Perché lo
shopping sano alleggerisce l’anima. Oltre che il portafoglio.
Lo so lo so. Ho finito. E’
ora di aprire il mio pacco.
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