Qualche anno fa, andando
in ufficio con la mia piccola Smart, mi sono resa conto con orrore di avere bucato. All’inizio non ci avevo
proprio fatto caso, musica a palla
per riprendermi dopo il suono della sveglia, pensieri che vagano nell’abitacolo, fogli sparsi e pacchetti di
caramelle vuoti che ballonzolano sul cruscotto.
Poi, all’improvviso, qualcuno, dietro di me, lampeggia insistentemente. Prima di insultarlo controllo che tutta
sia a posto. Sta bruciando qualcosa? Ho la portiera aperta? Perdo olio? Lo sfanalatore folle si affianca, mi fa
segno di tirare giù il finestrino e mi
dice che ho bucato. Ma come diavolo ho potuto non accorgermene?
Ora che so la verità mi
sembra proprio che la mia Smart sia strisciando sull’asfalto, anzi, mi
sembra anche di sentire puzza di gomma
bruciata. Inizio ad agitarmi. Non ci sono gommisti nella mia area visiva.
Devo fermarmi. E, porca miseria, sono pure in ritardo. Parcheggio appena posso,
scendo, chiudo e saluto con sguardo carezzevole e contrito la mia piccolina. “Verrò
presto a prenderti, stai qui tranquilla, non ti preoccupare”. Corro a grandi
falcate verso la metropolitana. Andrò in ufficio con i mezzi ma devo pensare ad
un piano d’attacco per il recupero del povero relitto.
La prima cosa che faccio appena varcato l’ingresso di RCS è lavarmi
le mani. Ho una specie di fobia - che è ben più grave di una normale idiosincrasia - per la metropolitana e tutto il suo contesto: gente schiacciata, odori vari, inquinamento acustico di qualsiasi
genere e, soprattutto, i germi che si depositano dappertutto. Cerco di non
toccare mai nulla con le mani nude ma a volte rischio di ribaltarmi dopo fulminee partenze del mezzo e, mio
malgrado, mi devo per forza appoggiare.
La seconda cosa che faccio, dopo aver salutato i colleghi e acceso il computer,
è chiamare mio marito per avvisarlo
che la piccola ha avuto un fastidioso incidente e che è sola in una via
milanese nei pressi di Lambrate.
Nessun problema. La piccola è al sicuro e avrà il migliore
dei trattamenti. Mi dice di segnarmi un numero di telefono che corrisponde a un
nome, Signor Nino. E’ il meccanico
di fiducia che aveva l’officina
sotto casa nostra che ora fa il
freelance e si occupa un po’ di tutto. Titubante, compongo quel numero. Il
Signor Nino mi risponde con voce squillante e, quando gli spiego il problema, il mio cuore ha un sussulto d’amore per
quest’uomo che non ho mai visto e che diventerà il mio eroe: “Signora mi dia le coordinate esatte di dove
ha parcheggiato la macchina che così io posso andare a cambiarle la gomma e lei
quando esce dall’ufficio la troverà pronta e guarita”.
E quella sera, riemersa
dalla metropolitana munita di fazzolettini umidificati per sopperire alla
mancanza di acqua corrente, ho ritrovato la mia piccola perfettamente sistemata e in forma più che mai. E la consapevolezza
di amare profondamente il Signor Nino
mi ha investita con inusitata virulenza. Non vedevo l’ora di avere qualche altro problema meccanico per
poterlo incontrare. Poi è successo. La
spia dell’olio ha iniziato a lampeggiare a intermittenza. Avevo il pretesto
per chiamare lui, il mio Signor Nino.
E’ arrivato un pomeriggio a bordo di uno scooter. Ha tolto il casco e rivelato la chioma
sgarrupata. E il suo volto. Emozionatissima
ho iniziato a parlargli, a fargli domande personali e sul suo lavoro
procrastinando il più possibile il momento “cambio
olio”. Mi ha detto di essere un “frilenders”, che tenerezza, e non mi è
neanche venuto in mente di correggerlo, proprio io, maestrina nata. Poi mi ha
confidato di essere in grado di fare
tutto e di avere buona volontà nel
cercare di risolvere qualsiasi problema. E io, da quel momento, non ho
avuto più schermi di protezione. Il
Signor Nino mi aveva completamente conquistata.
Ora ci diamo del tu.
L’ultima volta che l’ho chiamato si è addirittura offerto di andare in motorizzazione con una delega firmata
da me e una fotocopia del mio documento per cambiarmi la targa del motorino. Il Signor Nino è efficiente e super operativo. E’ rapido, preciso, puntiglioso. Il Signor
Nino è onesto e risolve problemi di ogni
tipo. E’ magnifico. Una manciata
di giorni fa mi ha citofonato per consegnarmi la carta di circolazione della
moto di mio marito. E io gli ho chiesto
il permesso di dedicargli un post sul mio blog. Ha accettato, sorridendo.
Non so se sappia precisamente che cosa sia un blog. Ma lui non sa che io lo
amo.
adoro questo pezzo aleeeee
RispondiEliminacois
Io adoro lui. Tipo te con l'idraulico.
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