lunedì 1 luglio 2013

Fettine sarde


Nell’immaginazione collettiva, andare a cenare in un agriturismo della Sardegna, significa sfondarsi di cibo tipico, dagli antipasti a nastro alla seadas, il raviolo al formaggio condito con il miele, a fine pasto. Ecco, durante la mia mesata ad Alghero, dove, per inciso, ho raccolto informazioni, parlato con persone, osservato usi e costumi, annusato mirto e liquirizia, dicevo, durante la mia mesata sarda, una sera mi è girato di andare in agriturismo.

Il proprietario della casa che ho affittato, mi aveva caldamente sconsigliato, dopo aver messo piede da solo un’ora in terra sarda, di cenare in agriturismo. Da algherese Doc mi ha dato le dritte giuste per cenare divinamente nella splendida perla del nord ovest. E per evitare divinamente gli agriturismi.

Ma un giorno, con la mia amica Barbara Ceni che mi ha raggiunta per un week end lungo, ci siamo guardate negli occhi e, senza parlare, ci siamo capite. Agriturismo sia. A pranzo abbiamo digiunato. Per preparare lo stomaco all’evento. Al tramonto ci siamo contenute. La solita birrettina Ichnusa in spiaggia ma senza guttiau o pecorino. Abbiamo solo ceduto, più Barbara che io e più per complimento che per fame, alle profferte, mangerecce s’intende, delle terribili twins, ossia mia mamma e mia zia, su cui potrei riempire il blog fino all’esaurimento.

Dopo aver ingurgitato frettolosamente surimi spappolato condito da altra Ichnusa per mandarlo giù e dopo esserci fate una doccia rigenerante, Barbara Ceni e io abbiamo iniziato a smanettare su Trip Advisor, fedelissimo fino allo scivolone di Istanbul, in cerca dell’agriturismo perfetto: non troppo lontano, non troppo caro, non troppo abbondante, non troppo. Eccolo lì, ammiccante, Agriturismo Isidoro, cucina tipica Sarda. E’ lui.

Ci imbellettiamo, anche se abbiamo la cofana in testa per i capelli fonati in fretta e sciupati dalla salsedine, e usciamo piene di aspettativa alla volta di Isidoro. L’impatto non è male, vialetto di oleandri, un bel giardino tutt’intorno, poca gente. Troppo poca. Ma è fine giugno, ci sta. Varchiamo la soglia e ci accoglie un uomo, sulla sessantina, che ci fa accomodare. L’impressione è un po’ quella della mezza pensione all’alberghetto due stelle. Ma siamo ottimiste.

Sorridente, l’uomo sulla sessantina ci si avvicina e ci domanda che cosa vogliamo mangiare. Chiediamo lumi e ci illustra i due menù, uno completo comprensivo di maialetto, l’altro turistico con un po’ di roba che ci elenca ma a cui non facciamo caso concentrate solo sull’idea di non sfondarci troppo. Scegliamo il turistico che, secondo ciò che abbiamo udito, comprende un primo, una pasta fresca, una grigliata di carne, contorno e non so che altro. Forse anche gli antipasti. Ah si, anche una bottiglia di acqua e il vino rosso sfuso della casa.

Arrivano i gnocchetti sardi. Niente antipasti quindi. Un po’ deluse affondiamo la forchetta nel piatto tipico che ha un condimento a base di pomodoro fresco e basilico. Buono. Ma basico. Verifichiamo di aver capito bene, c’è un altro primo? La risposta ci zittisce. “Assolutamente no, sarei già fallito”. Oh. Mio. Dio. Adesso arriva la grigliata di carne, ci immaginiamo costine, salamelle, costate e filetto. E poi c’è il contorno. A chilometro zero. Chissà che prelibatezza. Arrivano tre fettine alla piastra con dei fagiolini. Lo giuro. Tre fettine di vitello marinate alla bell’ e meglio con un po’ d’aglio e appena grigliate. Però i fagiolini sono dell’orto, vuoi mettere? Consumiamo il nostro pasto da mezza pensione come due vecchiette silenziose con la cofana in testa.

Non arriva altro, è tutto. Chiediamo di poter avere un caffè e ci offre, di grazia, anche un po’ di mirto della casa. 20 euro a testa e via. Sorridente ci domanda se abbiamo gradito. Rispondiamo con lo stesso sorriso. In fondo il cibo era buono. Ma forse sarebbe stato meglio mangiare surimi spappolato e merluzzo alla cipolla con le terribili twins sul nostro bellissimo terrazzo. Ho preso il biglietto da visita di Isidoro. Lo faccio sempre. Eppoi qualche lato positivo c’è. L’olio fatto da loro era strepitoso. Ma, soprattutto, ho avuto materiale per le mie quattro affezionatissime lettrici. Vi amo.

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