giovedì 3 maggio 2012

Nozze d’oro. Più uno.

 

29 maggio 2014

Ciao Ezio. Riposa in pace. La tua piccola e tanto attesa Costanza e' riuscita a conoscerti e adesso sta parlando con te. Il suo angelo custode insieme al nonno Bertaggia. E grazie. Per il tuo sorriso. E per essere stato un marito, un papà, un nonno e un suocero davvero speciale.

1 maggio 1961. Le nozze.

E’ una soleggiata mattina di primavera in Valle di Ledro. Nel piccolo paese di Tiarno di Sotto le campane suonano a festa. Sul sagrato della chiesa giunge la sposa. E’ raggiante nel suo abito al ginocchio. Un’irriverenza per l’epoca. Sorride, si guarda intorno, saluta timidamente. E’ al braccio del suo papà, l’appuntato scelto Angelo Bertaggia, una personalità, lì sui monti. Ad aspettarla all’altare c’è il suo Ezio, emozionato e con gli occhi che traboccano d’amore. Maria Luisa, detta Marisa, incede lentamente verso il suo amato. Evviva gli sposi.

27 gennaio 1934. Il principio.

Fa freddo a Tiarno di Sotto. La neve incappuccia le vette. L’aria è glaciale. In una modesta dimora la stufa a legna e la cucina economica scaldano, per quanto possibile, la stanza spoglia. Teresa ha appena dato alla luce il suo secondo figlio. Un altro maschio. Lo hanno chiamato Ezio. Una nuova vita si affaccia nella valle che albeggia. Angelo e Teresa Toniatti non sono mai stati più felici. Evviva i figli maschi.
17 giugno 1935. L’incontro.

Dopo il lungo rigore invernale e una tiepida primavera finalmente l’estate è arrivata. Il giovane appuntato scelto Angelo Bertaggia rientra al paese per un breve congedo. E’ diventato papà. Sua moglie Alma ha appena partorito, è una bambina, Maria Luisa. E’ un giorno di festa in valle. E i bambini più grandi si recano in pellegrinaggio a casa Bertaggia per dare il benvenuto alla nuova nata. C’è anche un fanciullo di poco più di un anno che tiene saldamente la mano alla sua mamma. Si chiama Ezio. Si affaccia curiosamente al bordo della culla puntellandosi sui piedini malfermi. Maria Luisa emette un vagito. Il futuro è scritto. Evviva i primi incontri.

1 maggio 2012. La polenta di patate.

Gli anni di matrimonio sono cinquantuno. Ezio scherza, rinnovando una battuta che negli ultimi anni tiene banco il primo giorno di maggio. Finge di chiedere al figlio avvocato quanti anni di galera si debbano scontare per omicidio. “Trenta” risponde sicuro. “Ecco” - si rivolge a Marisa – “se ti avessi uccisa subito sarei fuori da più di vent’anni”. Si ride. Di gusto. Come di gusto si mangia la polenta di patate che lo stesso Ezio prepara per festeggiare l’anniversario. Evviva i piatti tipici.

1 maggio 2011. Le nozze d’oro.

C’ è grande fermento in paese. Un capannello di gente si raduna nella piazza principale per prendere parte all’evento. I coniugi Toniatti stanno per celebrare cinquant’anni di matrimonio. Tondi tondi. Il banchetto nuziale è allestito. Con tanto di cori che invocano “bacio bacio”. E prima ancora c’è la cerimonia in chiesa. Un vero e proprio rinnovo dei voti. Ci sono i figli, i nipoti, i generi, le nuore e i consuoceri. E ad accompagnare la sposa all’altare c’è ancora il suo papà. Evviva il centenario appuntato scelto.

Oggi. L’amore eterno.

I coniugi Toniatti sono i miei suoceri. E io, forse perché vivono a 200 km di distanza, li adoro. Hanno avuto 5 figli, Tiziana, Michele, Giovanni, Raffaella e Francesca. Hanno 8 nipoti, Giacomo, Dea Virginia, Valentina, Gabriele, Leonardo, Sandra, Alessandro e l'ultima arrivata, Costanza Alma Teresa, in onore alle mamme di Ezio e Marisa. Ezio è un brontolone cronico, recita a memoria le poesie imparate alle elementari interrogandomi regolarmente perchè suppone che io le sappia tutte (all'inizio sorridevo, annuivo e tiravo a indovinare biascicando un Dante o un Petrarca che vanno sempre bene!), racconta aneddoti di guerra e sciorina una conoscenza storica impeccabile. E’ impegnato in politica, costruisce case, tifa il Milan e fa una polenta di patate da leccarsi il baffo fresco di ceretta. Marisa è una brontolona cronica, è una ex maestra elementare, ha una memoria elefantiaca, racconta con occhi sognanti della sua infanzia scandita dalla bora triestina, cucina che è una meraviglia e ha un’energia che io neanche a quindici anni. Litigano, si beccano, discutono, si tengono il muso, gridano. Ma si amano. Di quell’amore raro e meraviglioso che, è il caso di dirlo, dura per sempre. Evviva. Evviva e basta. 

1 commento:

  1. ma che brava che sei!!! riesci sempre a commuovermi....... mi sembra quasi di conoscerli, i tuoi suoceri!!! che dolcezza..........

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