sabato 28 aprile 2012

Chi ha ucciso Vicky Rai?



Lo ammetto. La mia vera debolezza, oltre ai vestiti, le scarpe, la pizza, il Gewürztraminer e il caffè, sono i libri. Quando abbiamo arredato la casa, ho concesso pareti arancioni, tende etniche, un pianoforte a mezzacoda nel centro della sala e le sedie Kartell per cui nutro una profonda avversione dovuta all’assoluta scomodità. Ho preteso solo una cosa, una gigantesca libreria.

La mia tesi di laurea, manco a dirlo, aveva come argomento i libri. Bibliografia e biblioteconomia. Una tesi sperimentale sul Consorzio del Sistema Bibliotecario del Nord Ovest Milanese. Una cosa pallosissima ma, per me, sublime. Una ricerca sul campo, in un tempio archivistico. 

La mia attrazione per i libri è fortissima. Il profumo delle pagine è inebriante, la libreria, un paese dei balocchi. Quando lavoravo in RCS avevo il 50% di sconto su tutti i libri. E passavo ogni pausa pranzo a deliziarmi nella scelta dei tomi, pregustando il momento in cui li avrei letti. Che sia un romanzo, un saggio, un classico, un volume d’arte o un ricettario non c’è differenza. Ogni libro per me è come un paio di scarpe nuove.

Quando mi si regala un libro, si va sul sicuro. L’unico problema è il doppione perché, spesso, non ho saputo resistere e me lo sono già comprato. Quando scarto il pacchetto è come se mi trovassi in mano una reliquia sacra. Accarezzo dolcemente la copertina, lo giro, leggo il plot narrativo sulla quarta di copertina, cerco informazioni sul colophon, controllo il risguardo e la rilegatura. E poi lo annuso. Un feticcio.

Tutte le volte che arrivo alla fine di un libro ho le guance rosse e gli occhi iniettati di sangue. Mi tengo l’epilogo come dessert e lo leggo qualche ora dopo, lentamente, parola per parola. E poi sprofondo in un vuoto cosmico cercando febbrilmente e subito qualcos’altro da leggere. Un’ossessione.

Per il mio compleanno i miei nipoti Valentina e Gabriele mi hanno regalato un libro. L’anno scorso nel pacchetto c’erano le ciabatte del Milan. Quest’anno, se possibile, il dono, vista anche l'agonia scudetto e il triplete ampiamente fallito, è stato ancora più apprezzato.

La copertina è arancione. Una condanna. L’autore è indiano, Vikas Swarup, il nome mi dice qualcosa. Il titolo è “I sei sospetti”. Bene, un noir, tra i miei generi preferiti. Vado subito alla quarta di copertina per leggere la trama. E’ il secondo romanzo dell’autore, il primo, “Le dodici domande” è quello da cui è stato tratto il film pluripremiato “The Millionaire. Ecco perché il nome mi diceva qualcosa. Porca miseria. Sale l’adrenalina. Ha 533 pagine che leggo in due giorni portandomi il libro arancione anche al cesso. Ho il culo a forma di asse (del cesso) e la sciatalgia. Non svelo altro. Leggetelo.

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