martedì 20 marzo 2012

La mia mamma è un genio!



Avere un genitore con un Q.I tale da poter essere ammesso alla MENSA (intesa non come il refettorio aziendale ma come l’associazione internazionale per cervelloni) è un tema che ha delle sfaccettature molto interessanti ma di non facile soluzione. Il confronto è sempre dietro l’angolo, l’eredità da portare sulle spalle è un pesante fardello così come il fatto di sentirsi sempre inferiori a cospetto del “genio”.

Il genitore in questione è la mamma detta anche Smumy, Mumy, Mumy Caca, Control Freak, Mucchio vivente, Mutrow. Il suo Q.I non è stato mai realmente misurato da test specifici ma con lei non serve alcun parametro scientifico: è indubitabilmente un genio. Lei stessa sostiene di esserlo buttando qua e là frasi emblematiche che non lasciano molto spazio al dubbio: “d’altronde se sono un genio mica è colpa mia” “ho avuto una pensata geniale” “la mia idea è davvero insuperabile” “l’avevo detto io, sono un genio ma nessuno mi ascolta” “davvero geniale”. La parola “genio” fa un sacco di click nel suo vocabolario virtuale, ha un suono dolce e musicale, racchiude una varietà di significati, è il suo nome di battesimo nonostante la moltitudine di soprannomi.

Il suo identikit trascende qualsiasi categorizzazione. Difficile descrivere con parole adatte un genio di tale portata. Iniziamo dagli aspetti meno nobili e più terreni, quelli che chiunque può vedere anche senza conoscerla: Genio è bellissima. Il suo aspetto estetico è un misto tra una giovane e affascinante Liz Taylor e una intraprendente Rizzo. Rizzo di “Grease”, proprio lei. 

Certo, è un po’ bassina, ma non è sempre così vero che “altezza mezza bellezza” o come diavolo recita quel proverbio lì. Certo è un po’ “cubetto” ma c’è un altro proverbio carino carino che dice una cosa tipo “mens sana in corpore sano” o “lo sport fa bene” o blablabla. Eh si, perché Genio è una sportiva di quelle serie. A 60 anni suonati se ne va almeno tre volte la settimana in palestra a pompare i muscoli e a scaricare tensione. E poi va in bicicletta. Sempre e dappertutto. La bici è un prolungamento naturale del suo corpo, ce l’ha incollata al cavallo dei pantaloni. Pedalava anche al nono mese di gravidanza. Tutte e quattro le volte. Il risultato è che ha spalle forti e gambe toniche alla Claudio Chiappucci Gran Premio della Montagna. Maglia verde.

Genio è in pensione ma non è veramente in pensione.
Ha preso una laurea in architettura in pieno fervore sessantottino.
Mica come oggi
che le lauree brevi si prendono a suon di dispense di dieci pagine.
Il suo diploma di laurea
è appeso orgogliosamente sulle pareti del cesso di casa.


Incorniciato come si deve e di fianco alle nostre quattro lauree. Perché le quattro figlie di un genio, seppur faticosamente, non potevano non eguagliare gli allori materni. Ha scelto consapevolmente di non esercitare la professione per privilegiare la famiglia: prima una figlia, poi un’altra poi una terza e poi un’altra ancora. E tutte femmine per fare si che il “girl power” non si dissipasse nell’albero genealogico. Ha quindi fatto l’insegnante di disegno alle medie, una materia che equivale a religione o a ginnastica in cui i ragazzini con i primi baffi dell’adolescenza e la voce stridula e le ragazzine con gli scompensi ormonali non se la cagavano più di tanto. E allora è andata in pensione presto per non finire in un carcere femminile con sei ergastoli per sterminio di massa.

La sospirata pensione e le figlie in crescita le hanno permesso di liberare il suo genio. Una breve raccolta delle sue pensate potrà dare la misura della sua infinita grandezza. Dividerò i colpi di genio a puntate in modo tale da non affaticare il lettore che dovrà prendere nota di cotanta eccellenza e inizierò con l’esperimento più brillante.

Piscina mon amour.

Genio adora nuotare. L’acqua è il suo elemento naturale e anche quando vede una pozzanghera fresca di pioggia il suo istinto la invita a buttarcisi dentro. Il suo sogno nel cassetto è quello di riuscire, prima o poi, ad avere una piscina in casa. Le ha pensate tutte: costruirne una sul tetto in modo da non dover chiedere al comune i permessi per interrarla, comprarne varie e di svariate misure calcolate al millimetro perché possano starci nel giardino di casa, prendere una gonfiabile di quelle tonde con diametro di tre metri e alte un metro con un mini depuratore per l’effetto anti-alga. Alla fine ha parzialmente realizzato il suo desiderio: per i mesi estivi, diciamo da metà maggio a metà settembre, ha trovato all’Auchan una gonfiabile che fa al caso suo mentre per la stagione fredda nuoterà nella piscina della palestra vicino a casa. Tanto ci va in bici e ci mette 5 minuti. Fiera della geniale soluzione ad inizio maggio, ogni anno, parte il delirio da montaggio-piscinotta. Un telo protettivo che non copra il tombino per lo scarico, una bella pompa della bici per gonfiarla, la canna dell’acqua e via, la piscina in casa è pronta. Ora però il suo genio indiscusso si trova ad affrontare due problemi apparentemente insormontabili. Come nuotare agevolmente in tondo? E come pulire, nonostante il depuratore, lo sporco che si forma per colpa di fogliame, mosche, moschini e capelli? La lampadina si accende immediatamente e senza indugi: il primo quesito è facilmente risolvibile, Genio brevetterà il primo tapis roulant acquatico della storia del nuoto.

Tapis roulant acquatico.


Materiale occorrente: una corda resistente o, meglio, un elastico di quelli usati per potenziare i muscoli in palestra;
Un tubo pluviale collegato alla grondaia di un tetto o, se non fosse possibile per mancanza di prossimità geografica, la scaletta venduta come accessorio della piscina; occhialini per nuotare.

Procedimento: una volta procuratosi l’attrezzo principale, per esempio l’elastico potenzia muscoli, ad un’estremità si fa una specie di asola della larghezza del piede mentre l’altra estremità si lega saldamente al tubo pluviale collegato alla grondaia o alla scaletta. Fatto ciò basta solo posizionare gli occhialini da piscina, inserire un piede nell’asola dell’elastico, immergersi ed iniziare a nuotare da fermi contando le bracciate e aiutandosi con la gamba libera. Chapeau al Genio!

Depuratore umano.

Per pulire l’acqua da eventuali residui di sporco che si accumula nella piscina non basta un semplice retino modello scolapasta gigante: la pulizia non avviene perfettamente ed è necessario pensare a qualcosa di più efficace. La lampadina si accende di nuovo: all’università, all’esame di statica, Genio ha studiato la teoria dei vasi comunicanti. L’applicazione pratica di tale teoria è la soluzione! Prima però occorre fare almeno 15 giri della piscina, immersi solo fino alla vita, facendo una specie di mulinello in modo da attirare lo sporco al centro aiutandosi con lo scolapasta gigante.

Materiale occorrente: un pezzo della canna dell’acqua di più o meno 2,50 m

Procedimento: mettere in bocca il tubo ricavato tagliando la canna dell’acqua, porre in acqua l’altra estremità e aspirare. Per la teoria dei vasi comunicanti, una volta sputata l’acqua aspirata, all’interno del tubo si creerà un risucchio, un vortice che funzionerà come un’aspirapolvere. Provato e garantito.

Alla prossima puntata…

4 commenti:

  1. -il QI una volta ha pure cercato di misurarlo...cliccando un pop up in internet che ha fatto spendere a enuri tipo 35 euro in più in bolletta.

    -i 15 giri servono anche da idromassaggio... più geniale di così.

    -aggiungerei nei soprannomi "ioproducoioproduco".

    bella lei. è un mito. vero.

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    1. Nooooooooooooooooooo!!! Non sapevo del pop up!!! E' unica

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  2. Il mio Q.I. invece è decisamente più basso perché non ho capito niente delle invenzioni piscinesche!! ma mi riprometto di leggere con calma e provare a mettere in pratica quest'estate!! Che mamma TOGA, come dicono i modenesi, rimasti un pelo indietro coi modi di dire!!

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