martedì 13 marzo 2012

Colloqui...


La spontaneità paga?


Generalmente la spontaneità e la naturalezza sono considerate essere doti facenti parte del carattere di una persona. Non c’è nulla di più positivo nell’incontrare uno sguardo pulito, un volto acqua e sapone, un animo genuino. Mi è capitato spesso, sfogliando riviste femminili, di attualità, di moda o di costume, di leggere interviste fatte a persone comuni, uomini o donne che siano, che alla domanda “cosa apprezzi di più in una persona?” mettono al primo posto la sincerità, la spontaneità, la genuinità. Questa è la premessa per introdurre l’argomento del post: quanto, in realtà, l’essere spontanei è da considerarsi una qualità?
Esempio emblematico e divertente, utile a rispondere al quesito propostovi, sono i miei colloqui di lavoro che mi hanno creato non poche difficoltà anche se, nonostante il male di vivere in agguato e pronto a sferrare una stoccata letale, per ogni storia c’è sempre un happy end. Ma andiamo con ordine facendo un piccolo passo indietro nel tempo.

20 giugno 2005.
In una calda giornata estiva e con il braccio destro sorretto da un tutore per la recentissima operazione alla spalla (chi è che dice che lo sport fa bene?) mi avvio, emozionatissima, a discutere la mia tesi di laurea. Finalmente dopo dieci anni, il momento è arrivato. Davanti a me tutta la commissione è schierata. Mi siedo, prendo il microfono, e senza rendermene conto inizio a urlare stordendo tutti quanti.
Sarà forse per questo che ho preso la laurea?
Dopo i festeggiamenti durati almeno tre mesi dove ogni serata era buona per fare un brindisi e una bevuta sono pronta ufficialmente ad entrare nel mondo del lavoro. Cosa vorrei fare? Le mie amiche del cuore, che mi conoscono da anni, dicono che sono nata per fare la redattrice o la giornalista e che certamente sarò assunta a Glamour, Cosmopolitan o Vogue. Nella mia testa penso sia una cosa da nulla, dopotutto sono laureata, ho già lavorato nel campo del giornalismo e sono motivatissima. Invece la cruda realtà è un po’ diversa. Il settore editoriale è un mondo di lupi in cui è quasi impossibile entrare sulla base della meritocrazia. Dopo un mese di porte in faccia e di “ti faremo sapere” un po’ scoraggiata inizio a pensare ad altre soluzioni: insegnamento? Selezione del personale? Receptionist? Casalinga disperata? L’ultima ipotesi è quella più plausibile. Intanto i miei curriculum diventano carta straccia sulle scrivanie di tutti gli uffici di Milano. Poi un giorno arriva una telefonata. Il mio relatore mi propone uno stage in Mondadori. Tremo d’incredulità. Ma ci rendiamo conto? Mondadori, insieme a Rcs, è il gruppo editoriale più importante in Italia! E forse avrò un colloquio per uno stage! Un sogno.
Di lì a pochi giorni mi chiamano per fissare il colloquio. Non sto nella pelle. La notte prima non dormo. Studio la strada e parto un’ora e mezza in anticipo per fare pochi chilometri. Ci siamo. Entro nel tempio dell’editoria. Fisso nella memoria quel momento. Anche se andrà male sarò entrata nella sede della Mondadori. Mi riceve una ragazza giovane, avrà all’incirca la mia età. Si chiama Claudia. Mi fa accomodare e mi porge un modulo da compilare. Lei tornerà dopo cinque minuti. Arriva, mi mette a mio agio e inizia con le domande:

C: Come si definisce Alessandra?
A: Tutto fumo niente arrosto!!!
C: Come scusi? Ho capito bene?
A: (divento paonazza) no no!!! Nel senso che sembro molto aggressiva ma poi sono tanto dolce…
C: Come la descriverebbero i suoi amici?
A: Logorroica! (oddio ma che cosa sto dicendo, help!!!) ehm….e perfezionista! (cerco di mettere una pezza)
C: Cosa le dà maggiormente fastidio nelle persone?
A: Ma dove siamo a Miss Italia? (rido e lei mi guarda con odio e realizzo che vorrebbe mandarmi via a calci, ommioddio, sempre peggio!) emh...no scusi nel senso che sarebbe banale dire la falsità e l’ipocrisia…
C: Qual è il suo maggior successo nella vita?
A: Aver vinto le finali provinciali under 18 e ..il mio fidanzato!!! (ma diavolo! Cosa mi passa per la testa? Non potevo dire la laurea o il colloquio qui in Mondadori?)
Sempre più irritata e sconvolta prima di congedarmi mi pone, con un sorriso tirato, un’ultima domanda:
C: Sarebbe in grado di sostenere una telefonata in inglese?
A: Assolutamente no! (Cacchio Ale morditi la lingua e menti) però mi sono ripromessa di iscrivermi prestissimo ad un corso!

Si alza, mi porge educatamente la mano e mi dice che mi faranno sapere e io stralunata e sempre più idiota le dico: “Grazie di tutto Claudia, ha mai letto “I love shopping?” (romanzo di letteratura disimpegnata per ragazze frivole) e lei fredda: “no!”. E io : “beh, oggi mi sono sentita come Becky Blomwood (l’irriverente protagonista) nel tempio della moda!!”. Mi metto la giacca e vado via con la coda tra le gambe. Mi sono giocata un’occasione unica e irripetibile. Ma con chi credevo di parlare con una mia amica??? Salgo in macchina e chiamo il mio fidanzato (ora marito) raccontandogli tutto. Non respira per quanto sta ridendo e la sera a casa mi insulta a più non posso e mi fa un corso accelerato di “risposte tipo ad un colloquio di lavoro”!!

Qualche settimana dopo mi chiamano per un posto come selezionatrice del personale in un’importante industria chimica. Me ne può fregare di meno ma ci vado lo stesso così almeno imparo a conversare come si deve. C’è un uomo sulla sessantina. Forse andrà meglio. Mi prende immediatamente in simpatia. Gli piace il mio modo e la mia allegria. Vuole assumermi. Mi chiede se sono sicura di accettare il posto e se sono motivata. E io non posso mentire. Con un candido sorriso gli dico che francamente non mi interessa e che mi dispiace di avergli fatto perdere del tempo ma in realtà pensavo fosse un lavoro diverso. Apprezza la mia sincerità e ci salutiamo. Bene, sono ancora a piedi. Dovrò veramente entrare nella parte della casalinga e continuare a cercare. Passano i mesi. Perdo le speranze. Nessuno mi chiama e io mi districo polacchiando tra lavatrici da fare, camicie da stirare, aspirapolvere da passare e mobili da spolverare. Che frustrazione! Ma la cosa drammatica è che non ho neppure i soldi per un po’ di sano shopping!!

Un lunedì sera del nuovo anno vado al cinema con il mio fidanzato (sempre ora marito). C’è l’ultimo film di Woody Allen che devo assolutamente vedere. Ci sediamo sulle nostre poltroncine quando dalla porta entra un volto conosciuto. Cerco di mettere a fuoco, non riesco ad associare il volto al nome. Non so dove l’ho già vista ma l’ho già vista. Poi il mio cuore si ferma: è Claudia della Mondadori. Affondo il viso nel collo del maglione (meno male che è inverno!). Il mio ora marito mi guarda senza capire e tra i denti gli svelo di aver realizzato chi è quella ragazza. Inizia a ridere, soprattutto perché lei si siede di fianco a noi. Gli lacrimano gli occhi da quanto ride e mi minaccia dicendomi che appena si spegneranno le luci griderà il suo nome e mi svergognerà. Mi viene da piangere. E lui mi consola dicendomi che le coincidenze non esistono e che è un segno del destino!

Lunedì 6 marzo 2006.
Mentre sto stirando davanti a Beautiful, Centovetrine e Uomini&Donne il segno del destino arriva: mi squilla il cellulare. E’ una ragazza. “Dottoressa Maggioni? Sono Chiara di Sfera Editore. Abbiamo visto il suo curriculum e siamo molto interessati, fissiamo un colloquio? Le andrebbe bene venerdì mattina?” Rispondo senza esitare. “Ma certamente! Ci vediamo venerdì!”. Troppo bello per essere veroooooooooo!!! Il giovedì sera sono in macchina verso la palestra di Castellanza, squadra di B2 in cui quell’anno giocavo, e Chiara mi richiama per fissare un nuovo appuntamento perché l’indomani mattina non sarebbe stato possibile. Mi chiede disponibilità per lunedì 13 marzo alle 8.00. Ed io mi scopro a risponderle così: “veramente lunedì mattina è il mio compleanno e siccome do’ una festa domenica sera mi sa che farò un po’ tardi…”mio Dio! L’ho fatto ancora. Ma che cosa ho nella testa?? Ma come ho potuto dire una diavoleria del genere? Sono veramente un caso disperato.
Eravamo rimaste d’accordo che mi avrebbe richiamata con calma lunedì mattina per fissare un nuovo appuntamento. Ma per tutto il lunedì il telefono squilla solamente per sms e telefonate di buon compleanno. Chiara sembra scomparsa. Vado a cena con il mio ora marito per festeggiare. Con gli occhi bassi confesso e gli racconto il mio piccolo, ennesimo errore. E dopo la consueta fragorosa risata inizia a rimproverarmi più che mai dicendomi che certamente non mi richiameranno più, che sono una deficiente e che devo imparare a contare fino a cinque prima di dire qualsiasi cosa. Mi sento smarrita, incapace di replicare e tanto piccola. Devo farmi curare, farmi visitare da uno bravo. La mia è una vera psicosi. Vado a letto, depressa e rassegnata. Quella telefonata non arriverà più. E invece il martedì mattina il telefono squilla. E’ lei. Il giorno dopo avrò il mio colloquio.
Entro in redazione e respiro subito un’aria familiare. Certo non è la Mondadori con il suo estremo formalismo di facciata. Ma è Rizzoli Corriere della Sera. Mica noccioline. Chiara è una persona cordiale. Entriamo subito in sintonia. Mi spiega il lavoro mi dice di che cosa hanno bisogno e,  per mia fortuna, mi fa poche domande. Ho sensazioni positive. Però non sono nella posizione di illudermi, visti i precedenti. Mi congeda con il solito ti faremo sapere e il pomeriggio del giorno successivo mi chiama per un secondo incontro. Un secondo incontro? Capisco immediatamente che sono nella rosa delle finaliste. Manca così poco. Il venerdì sono agitatissima. Sarò al cospetto del grande capo. E soprattutto mi dovrò concentrare per non dire le mie solite improbabili diavolerie. Il mio ora marito mi ha suggerito di parlare il meno possibile e di dire solamente cose sensate. Ci siamo. Il capo entra nella stanza. Mi suda il baffo e peso le parole nella mia testa. Tutto sembra filare liscio. Poi mi viene chiesto se io abbia fatto altri colloqui e perché non sono stata scelta. E a questo punto non posso esimermi da dire per l’ennesima volta la spontanea, genuina verità: “non mi hanno mai scelta perché sono troppo impulsiva e rispondo a casaccio come se parlassi con una mia amica!”. Pare divertito e nello stesso tempo piacevolmente colpito. E dopo qualche ora giunge il verdetto: ce l’ho fatta! Ce l’ho fattaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!Sono riuscita ad entrare. Sono stata scelta. Non riesco a trattenere un urlo di gioia. Chiara ha un sussulto telefonico. Probabilmente le ho forato il timpano.

Infine la morale della storia: la spontaneità alla lunga paga. Ma certamente bisogna individuare la giusta via di mezzo. A volte ci vogliono dei filtri. Non è possibile, purtroppo, dire sempre tutto quello che si pensa. Solo quasi tutto…



4 commenti:

  1. Yummicot! :)
    bello averti conosciuta grazie a quel colloquio e alla tua spontaneità.

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  2. ...Ale..questo tuo articolo cade proprio "ad hoc" ! Negli ultimi giorni non sto facendo altro che ripetere di volere "un'occasione" :)
    Bene, visto la comune frivolezza "rosa" da donne entusiaste e caleidoscopiche ti consiglio anche Sharry Argov: "falli soffrire", non perchè tu ne abbia bisogno ma perchè morirai dal ridere !

    p.s. ti stimo per aver risposto alla domanda; i tuoi maggior successi nelle vita: "il mio fidanzato e gli under 18" :)) !
    Olga

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  3. Ahhhhhhhhhhhhhhhhh!!! Grazie della dritta Olga, leggerò molto volentieri! Ci vediamo giovedì, ricordati di fare i compiti!!!!

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