mercoledì 2 ottobre 2013

Mal di testa? Caffè al limone


Lesson number one. Quest’estate, la mia amica Cristina e io, abbiamo avuto la brillantissima idea di iscriverci al FCE, corso di inglese del Comune di Milano di livello 9/10. Ci siamo informate, dopo aver superato l’esame del Trinity 8 a giugno, quest’anno abbiamo i requisiti necessari per poter accedere al First. Potremo sostenere l’esame per agguantare il First Certificate. Mica pizza e fichi.

Partiamo cariche, anche se siamo perfettamente consapevoli del gravoso impegno che ci siamo accollate, due sere a settimana dalle 20 alle 22. Cri tenta di bigiare la prima lezione ma poi il senso di colpa prevale e si presenta. We are ready to start!

Siamo una quindicina, disposti a ferro di cavallo. L’insegnante ci chiede, uno per uno, come mai abbiamo scelto il first. Io sono l’ultima, ho tutto il tempo per pensare una risposta originale. Sembrano tutti secchionissimi, mi sento a disagio di brutto. Parlano sciolti, sono disinvolti, riescono a dialogare sorridendo. L’emicrania che latita dalla mattina inizia a montare pesantemente. E’ il turno di Cri poi tocca a me che dico che “I want to improve my english for travelling because when I am abroad it’s a disaster”. Lo pronuncio peggio di Aldo, Giovanni e Giacomo a lezione da Roy Hodgson a Mai dire Gol. Quello sketch di “the pen is on the table”, per intenderci. Il senso è che quando sono all’estero e, per esempio, la hostess mi chiede se voglio tea or coffee, io chiudo il cervello e rispondo “yes”. Il senso è che ho scelto il FCE 9/10 perché spero di poter fare molta più conversazione e sbloccarmi.

La risposta di Rossana, the teacher, e l’andamento della lezione fanno aumentare il mio mal di testa fino a diventare intollerabile. Capiamo immediatamente che chi è lì, si sottopone all’estenuante turno bisettimanale dalle 20 alle 22 per ottenere il certificato. Serve per il CV, per il lavoro. Not for myself or for travelling. E tutto è basato sulla preparazione dell’esame e non su un’allegra conversazione tra pari livello su cosa hai fatto nel week-end. Oh oh. Ci guardiamo sconsolate. Abbiamo appena speso 396 euro. E non è da signore mollare alla prima difficoltà.

Vado a casa con un’emicrania feroce. Naturalmente ho tutti i rimedi a portata, il mio negozio preferito è la farmacia e ho una vera fissazione per i principi attivi dei medicinali per combattere il mal di testa. Paracetamolo, ibuprofene, nimesulide, sale di lisina, l'acido acetilsalicilico e, per i casi più gravi, paracetamolo più codeina e ibuprofene più codeina. Ho le mie scorte personali che mia sorella Sara mi porta da Boots, il tempio londinese della farmacia.

L’unico vero dramma è che l'assunzione frequente di analgesici o Fans può portare alla cronicizzazione del dolore. E che ormai ho provato qualsiasi tipo di principio attivo e ne sono assuefatta. Il mal di testa non migliora. Vorrei spaccarmela contro la parete. Vago, nella notte. Mio marito russa beatamente, il che, di certo, non aiuta. Provo i rimedi della nonna, ghiaccio, mollette sulle 10 dita, buttare indietro la testa senza il cuscino, sale grosso bollente. Poi mi ricordo che mia sorella, quando era incinta di Giudittona, impazziva di mal di testa e non potendo prendere farmaci riusciva a debellarlo con caffè nero e limone spremuto. Insieme. Contemporaneamente. Mi convinco che il peggio che può succedermi è vomitare. Preparo la miscela, con mani tremanti e mi accingo a ingurgitarla di fianco al cesso con la tavoletta alzata. Chiudo gli occhi e bevo. Fingendo che sia uno shottino di rum e pera.

E poi accade il miracolo. In una manciata di minuti il mal di testa passa, completamente. Non riesco a prendere sonno subito per la caffeina nelle vene alle 5 del mattino. Fuori albeggia e io vedo la luce dopo una notte insonne. Mia sorella e Giudittona mi hanno salvata dall’isteria. Il caffè con il limone funziona davvero. Garantito. Garantito al limone.

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