martedì 10 febbraio 2015

Rottermeier si diventa. Evviva Tracy Hogg. Dall’alto dei cieli.



Si si. La promessa è ancora valida. Non è un blog di mamme. Giuringiuretta. Però due parole sul “metodo” le devo proprio dire. Per aiutare tutte le mie amiche neomamme e future mamme che se la sentiranno. Di diventare Rottermeier. Perché Rottermeier si diventa.

Che poi sulla signorina Rottermeier si è già detto abbastanza. Qui c’è un’altra signorina in questione. La signorina Tracy Hogg. Pace all’anima sua e all’eredità che ci ha lasciato. Grazie di essere esistita. Dilungarmi sul suo metodo, E.A.S.Y, significherebbe trasformare il mio blog in un blog di mamme. Quello che invece voglio raccontare è come sono arrivata ad amare profondamente Tracy Hogg.

Con Con ha una tata capoverdiana, Ju Ju. Che più che una tata sembra una modella perché è davvero bellissima. Che più che un colloquio ha fatto un casting - con mio marito - prima di diventare la tata ufficiale di Con Con. Che più che la tata ufficiale di Con Con sembra sua sorella maggiore, ergo, mia figlia adottiva. Ju Ju vive con noi da quando Con Con ha 10 giorni. Le ragazze capoverdiane sono dolcissime, pazienti, educate e discrete. Tengono i bambini in braccio tutto il giorno, li addormentano dondolandoli in braccio, li fanno dormire nel lettone e li allattano ogni 5 minuti. Il mio cuore di Rottermeier,nata Rottermeier manca un colpo. E non perché la tata è gnocca.

La mia ben nota ostinazione, i primi mesi della vita di Con Con, era finita chissà dove insieme al suo cordone ombelicale. Seppellita dagli ormoni, dal poco sonno, dall’incapacità di capire il pianto continuo e da una drammatica e concomitante situazione famigliare non sono stata in grado di applicare le regole rigide che mi ero imposta quando Con Con se ne stava tranquilla a sguazzare nella mia pancia. Ju Ju mi ha salvata. Però la faceva addormentare in braccio, guardando Onda latina sul satellite e dondolandola anche per 90 minuti fino a che non crollava. Ecco. Ju Ju ha 24 anni, un fidanzato e degli amici. Il sabato e la domenica è libera. E io mi trovavo il sabato sera a dondolare Con Con in braccio dai 50 ai 90 minuti cantandole We Are One (Ola Ola) di Pittbull, Jlo e Claudia Leitte. Peccato che la signorina abbia avuta una curva di crescita fuori da qualsiasi tabella e che in pochissimo tempo sia arrivata a pesare come un bovino adulto.

Un sabato sera, il bovino adulto non ne voleva sapere proprio di dormire. Avrà avuto circa tre mesi. Mi sono vista da fuori, la regina delle discoteche milanesi, quella che chiamavano free drink perché entrava gratis dappertutto e aveva da bere gratis per sé e per tutte le sue amiche, quella che si metteva le calze a rete sotto la tuta e poi si cambiava al McDonald’s, quella che faceva chiusura dei locali ogni diavolo di notte. Invece ero lì, con una poppante indiavolata in braccio, in camera della tata davanti a Onda Latina. Con il gomito del tennista, il tunnel carpale, e il capolungo del bicipite a pezzi. In quel preciso momento mi è apparsa Tracy Hogg. Una visione angelica dall’alto dei cieli. E mi ha indicato la via.

Dal giorno dopo sono partita con il pick up/put down, un metodo che richiede pazienza, nervi saldi, voce calma e, naturalmente, ostinazione. Dopo qualche giorno il bovino adulto si addormentava allegramente da sola nel suo lettino e nella sua cameretta. E ci dormiva per tutta la notte.

Poi c’è stato il patatrac della bronchiolite. Urla notturne nel silenzio atavico. Contorcimenti. Il corpicino che neanche una stufa di montagna. E Tracy Hogg a puttane. Poi, appena è stata meglio, la mia ostinazione ha preso il sopravvento sulla stanchezza, due prosecchini e via, riapplicare il metodo. Con delle modifiche dovute all’età quindi senza più piccarla up ma solo puttandola down. Dopo giorni e giorni da suicidio inizia a funzionare.  Alla facciazza di tutti i detrattori. Evviva Tracy. Dall’alto dei cieli.

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