venerdì 4 marzo 2016

A che cosa stai pensando? Il popolo di Facebook



Bevendo un caffè con il mio affascinante “capo”, web manager di Altroconsumo, dopo una riunione impegnativa, si vira su discorsi più leggeri parlando del popolo di Facebook. In una sua nota, datata 1 aprile 2012, e intitolata “il Facebook che non sopporti”, aveva deliziosamente sintetizzato tutte le odiosità del papà dei social network. Divertente. E illuminante.

Adoro Alessandro, il mio affascinante capo. Non ci vediamo praticamente mai, a parte un caffè quando capito per caso in ufficio. I nostri contatti si limitano alla posta elettronica, quando deve commissionarmi un articolo, o a un like su Facebook e su Instagram, quando c’è una bella foto. E lo adoro perché, a parte essere affascinante anche se non è esattamente il mio tipo – troppo intellettuale e radical chic, tipo quelli che si rifiutano di leggere Ken Follett perché, citazione sua, “è un libro da supermercato” – ha quella magnifica dote del sarcasmo velato senza essere pungente e mai sopra le righe che fa di lui, nonostante non legga libri di Ken Follett ma solo di Luther Blissett, (meglio noto come Wu Ming) una persona intelligente.

Nella sua illuminante nota su Facebook, divide in 5 punti, in perfetto stile Altroconsumo, tutto ciò che il popolo di Facebook scrive nei cambiamenti di stato e che gli provoca orticaria. Copio e incollo, virgolettando come si conviene a una citazione d’autore.

“Ma ci sono alcuni interventi su Facebook che non si possono proprio sopportare. Senza offesa per chi ne fa uso -probabilmente l'avrò fatto anche io -  i post che mi procurano un'immediata orticaria sono i seguenti.
1) Quelli che stanno per partire per una vacanza e si rivolgono direttamente al luogo di destinazione annunciandogli il loro imminente arrivo. Possibilmente con un uso ripetuto della vocale finale e di punti esclamativi. Esempio: "Sardegna, sto arrivandooooo !!!!". "New York: eccomiiiii !!!!!!!"
2) Quelli che ci devono comunicare a tutti i costi qualunque normalissimo momento della giornata, dal caffè alla pausa pipì. Peggio ancora se con ricorso all'inglese: "aperitivo time".
3) Quelli che mettono "mi piace" ai loro stessi post. Oppure che si commentano da soli. E spesso, in questo caso, i loro interventi rimangono tristemente isolati.
4) Salutare tutti, dare il buongiorno o la buonanotte, è normale su Facebook. Ma per piacere, basta con questi "Buongiorno mondo!". Che poi magari hai soltanto 14 amici! Che si sono pure appena svegliati con le palle girate.
5) Quelli che per raccontare qualcosa di bello usano l'espressione "non ha prezzo", mutuata da una pubblicità della Mastercard. Con l'ancor più tremenda variante "priceless".”

Geniale. Ognuno usa i social come diavolo crede. Dando per scontato il fatto che chiunque possa riuscire a tracciare un identikit da due dati incrociati. O, meglio, Facebook è proprio una finestra sui fatti altrui. Da un post, da una foto, da un like, da una condivisione, si riesce a ricostruire la personalità di un individuo. Facebook è un ottimo mezzo per “stalkerare” persone che si conoscono poco. Per capire i tratti principali di una persona, da quelli che postano senza sosta foto dei figli a quelli che condividono ossessivamente link di cani abbandonati o maltrattati.

Ah, poi ci sono quelli che ti invitano a Candy Crush Saga. O qualcosa con “Farm”. E i fans del “milanese imbruttito”. Quelli delle invettive politiche. Quelli degli insulti contro ignoti che mandano messaggi al misterioso interlocutore sperando che capisca con frasi tipo “chihaorecchieperintendereintenda”. Chi ce l’ha con i meridionali perché parlano a voce troppo alta sul treno, chi posta solamente i luoghi status symbol per far vedere che è uno che conta, da Courma a Santa, dalla Costa Smeralda al ristorante di Cracco, dall’ XFactor Arena agli eventi più cool. Che nessuno si offenda, ovviamente, anche io posto quando vado alla Scala, o quando sono, anzi, ero, alle Maldive. Non sono mica senza peccato. Impossibile scagliare la prima pietra. E poi, se volete offendervi, al massimo prendetevela con il  mio “capo”. Ecco.

Poi ci sono quelli più moderati, che usano i social per postare canzoni, foto di viaggi, articoli di attualità, dibattiti in corso, frasi divertenti, pillole di saggezza, aforismi. Ecco per esempio gli aforismi del mio amico di Facebook @Marco Cattaneo sono geniali e godibili. Così come le massime di @Elisa Tomasoni. Per citarne due.

Il mio uso dei social, a parte postare quando vado alla Scala e alle Maldive, è per lo più giocoso. Scrivo vaccate. Posto foto con le boccacce. Ah, perché poi ci sono quelli che si mettono in posa per strada, sul tram, o a cavallo di una palma se sono in qualche isola tropicale, al solo scopo di usare la foto come immagine di profilo per Facebook. Oltre all’uso giocoso c’è però anche l’uso per cui il social nasce ed esiste, la comunicazione, che nel mio caso ha a che fare con il mio lavoro.

Un’infinità di volte ho avuto la tentazione di cancellare il profilo. O di bloccare persone moleste. Perché ce ne sono tante, di persone moleste che fanno commenti molesti  e fuori luogo e che potrebbero anche, estremizzando, rovinare l’immagine. Il mio affascinante “capo” è pur sempre mio amico di Facebook!

In coda, solo un monito, anche se non è mia usanza. Perché in questi giorni ho la vena riflessiva più che quella ironica. Meno condivisioni di animali squartati e meno foto di bambini sbattuti in bella mostra sul web. Please. Un po’ di buon gusto, in fondo, non guasta mai.

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