martedì 15 novembre 2016

Rucoline da russa



Succede che tra simili ci si aggreghi. Che poi forse neanche tanto simili. Se si parlasse di maschi direi feromone. Ma si parla di femmine, anzi, di mamme, quindi direi empatia. O alchimia. Si, insomma, quella cosa lì. Costanza Alma Teresa Toniatti, detta Connie, ha fatto il suo debutto in società, va all’asilo. Ci va insieme ai suoi amichetti del corso preparto, Ludovico e Matteo. Poi ci sono Eugenio ed Enrico, compagni del nido. E pure l’Aurora Zanotti, la sua gemellina, nata qualche minuto dopo di lei. Tra gli altri, la vera new entry è Giacomo di cui Costanza Alma Teresa Toniatti detta Connie è pure un po’ innamorata. Anche se in realtà, proprio oggi, continua con il tormentone Ludovicoseiilmioprincipemiportialballo? Colpa di Cenerentola.

Qualche anno fa, quando mi capitava di vedere fuori da qualche asilo quattro mamme che chiacchieravano allegramente di lavoretti e di attività pomeridiane mi venivano i brividi. I brividi si sono poi trasformati in conati di vomito quando per caso andavo a prendere mia nipote Carolina all’asilo. Conati talmente forti da provocare una fortissima idiosincrasia verso i marmocchi. Quel tipo di idiosincrasia che credo abbiano le mie sorelle minori Sara e Paola dopo aver passato qualche mezz’ora con le tre nipoti. Poi è arrivata la gravidanza e i conati di vomito sono diventati effettivi. Cosi come effettivi sono diventati anche i punti dell’episiotomia, le ragadi, la mastite, la supercazzola e tutte quelle robe lì.

Si arriva quindi all’asilo, privato e cattolico, per giunta. E io mi ci trovo in mezzo. Tra quelle quattro mamme che portano i figli nella scuola privata del centro con il Suv. Anzi, addirittura con il taxi. E, udite udite, sono pure la rappresentante di classe. E come no? Un destino già segnato. Da rappresentante d’istituto al liceo al capitano della squadra di pallavolo. Una storia che si ripete. Vabbè. Il tutto per dire che non lo avrei mai creduto possibile. Non di fare la rappresentante. Ma di portare mia figlia alla scuola privata in centro con il Suv e le scarpe firmate. Ommioddio.

Ma veniamo alle scarpe firmate. Quasi tutte le mamme della scuola dove va costanzaalmateresatoniattidettaconnie calzano le Stan Smith. Rigorosamente bianche e verdi. Con il maxicoat, ovviamente. Il marchio di fabbrica dei bambini è la candelina al naso. Quello delle mamme le Stan Smith bianche e verdi ai piedi. E poi ci sono le Rucoline. Da russa. E che non me ne abbiano le russe. Una delle quattro mamme con cui c’è empatia, alchimia, chimica, insomma quella roba lì, si chiama Giorgia. In realtà sua figlia, Mariavittoria detta Mavi, fa la prima asilo, i nostri vanno ancora alla primavera. Però è amica della mamma di Giacomo, il bimbo di cui Connie è un po’ innamorata. Quindi, per riassumere, ogni giorno, dopo aver mollato i bimbi ci beviamo un caffè macchiato con zucchero di canna, la Giorgia, la Brandi la Lucilla la Pasqua e io.

Giorgia è una mamma giovane e super chic. Una di quelle gnocche naturali che anche senza trucco, in tuta e sneakers e con il berretto di lana in testa è super top. Chissà quando si agghinda. Ha un solo difetto, sulla carta. Le Rucoline. Eppure lavora nella moda, perbacco. Si giustifica dicendo che sono comode e blablabla. Però ha le Rucoline. Da russa. E chissà se anche Giorgia, prima di avere Mavi, aveva i conati di vomito quando vedeva altre mamme fuori dagli asili a discorrere di vasini e di riduttori.

Ma veniamo al punto, scarpe firmate a parte. La riflessione è proprio sull’alchimia fra le mamme. Avremmo mai fatto amicizia se non fossimo state legate dai bambini? Eravamo così tanto diverse prima di avere dei figli? Che cos’è che ci ha cambiate veramente? L’essere diventate adulte e responsabili o l’essere diventate madri? Stop. Mi sembro Carrie Bradshaw nelle prime puntate di Sex and the city. Riccia e con il nasone. Ma con scarpe firmate.

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